Mino Trafeli nasce a Volterra il 29 dicembre 1922. Figlio d’arte, il padre è alabastraio e scultore, è nella bottega paterna che l’artista prende confidenza con la lavorazione dell’alabastro.
Fondamentale per la sua istruzione è successivamente l’Istituto Regio d’Arte a Firenze, sezione Magistero, non solo perché qui incontra notevoli docenti (Parronchi, una delle personalità più interessanti del panorama letterario italiano, è il suo professore di letteratura italiana), ma perché entra in contatto con una città culturalmente vivace. A Firenze, Trafeli partecipa attivamente alla Resistenza nella zona di Galluzzo.

Nel dopoguerra mantiene la sua adesione al Pd’A, e poi, successivamente, in modo conseguente e coerente, il suo spirito democratico lo porta a impegnarsi politicamente, rivestendo incarichi pubblici come consigliere comunale e provinciale, affinché gli ideali di democrazia e di giustizia, maturati nell’opposizione alla dittatura fascista, potessero trovare realizzazione nella società. Dal 42 all’ 83 insegna arti figurative presso l’Istituto Statale d’Arte di Volterra, dove diventa un punto di riferimento per generazioni di studenti.

La scelta di vivere nella sua città natale non gli impedisce contatti con i centri più significativi dell’arte e della cultura contemporanee, partecipando più volte, con le sue sculture, alla Biennale d’Arte di Venezia, alla Quadriennale di Roma e alla Triennale di Milano e mantenendo proficui contatti con personalità del mondo artistico come Franco Russoli, Enrico Crispolti, Gillo Dolfres, Leonardo Savioli, Ruggero Savinio ed altri.
Preziosa è la sua presenza intellettuale negli anni Sessanta, non solo per la ricerca e per i progetti creativi, ma anche per la sua visione politica che lo porta a comprendere il fenomeno della contestazione giovanile della quale diviene un interlocutore critico.
Gli anni Settanta lo vedono promotore e animatore della manifestazione Volterra 73, di cui Crispolti fu il curatore, una manifestazione di arte nella città, innovativa tra l’altro per il metodo di lavoro utilizzato, consistente in un dialogo continuo tra scultori e cittadini, come premessa indispensabile agli interventi nel tessuto urbano.

Nel 1980 Trafeli viene incaricato di allestire, a Volterra, nella chiesa sconsacrata di San Pietro, la manifestazione O.P.V.180 per far conoscere la legge 180, voluta da Basaglia, che abbatteva i vecchi manicomi, luoghi di disumana segregazione, per ridare ai pazienti psichiatrici la dignità propria dell’essere umano. 

Risale a questo momento la scoperta, nel padiglione Ferri dell’ospedale psichiatrico, del graffito che Nannetti Oreste Fernando aveva inciso sul muro del reparto, e che Trafeli, comprendendone l’importanza, ha sottratto all’oblio, curando il libro dal titolo N.O.F.4 il libro della vita. Nel 2006 , su incarico della Regione Toscana, Provincia di Pisa, Fondazione Piaggio e Comuni di Ponsacco, Lajatico e Pontedera, si è tenuto il Cantiere Trafeli che ha visto coinvolti studenti delle Università di Pisa e Siena e di diverse Accademie d’Arte italiana, in un dialogo tra artista-maestro e giovani artisti, volto alla realizzazione di nuove esperienze artistiche. Nel 2015 partecipa alla manifestazione Volterra 73.15, dove, in uno spazio dedicato, presenta i suoi più recenti lavori, mostrando ancora una volta la sua vivacità creativa e il suo desiderio costante di ricerca.

Nel corso degli anni Trafeli ha mantenuto profondi rapporti con il territorio, realizzando monumenti di impegno civile, quali il Monumento alla Resistenza per la Provincia di Pisa, il Memoriale del 1 Luglio a Volterra e il Complesso monumentale per la Libertà a Pomarance, e progettando anche sculture nello spazio urbano come Il pescatore a Livorno, Lunare attraversamento a Camugliano, La collana delle Melorie a Ponsacco e Origine Vespa a Pontedera. Il lavoro artistico di Trafeli è vasto e la sua produzione comprende scultura, grafica, teatro, video e opere pubbliche.
Muore a Volterra il 9 Agosto del 2018.